GREGORIO MAGNO:LA FORMAZIONE DEL CLERO E L'EDUCAZIONE POPOLARE
Gregorio Magno, monaco benedettino e poi papa dal 590,è considerato un divulgatore della religione cristiana e nella sua Regola pastorale detta i principi pedagogici per la formazione di chierici e vescovi. Fondamentali sono i contenuti dell’apprendimento che non vanno scelti solo tra quelli presenti nei testi sacri, ma anche tra i classici della letteratura di origine pagana in un rapporto di fusione e compenetrazione delle due culture, entrambe considerate indispensabili per una formazione completa degli uomini della Chiesa.Convinto sostenitore della formazione popolare, una volta eletto papa, in alcuni dei suoi numerosi scritti ricorda ai suoi vescovi di perseguire la formazione religiosa del popolo, attraverso la predicazione. Queta, sulla scorta di quanto già detto da Agostino nella Prima catechesi, non deve fare sfoggio di un linguaggio forbito, incomprensibile ai più, ma adattarsi a un uditorio modesto perché “colui che insegna deve stare bene attento a non predicare più di quel che i suoi uditori possano capire… i suoi discorsi saranno inutili e si vedrà che gli preme più di far bella figura che di essere utile agli uditori”. Accanto alla cura per la semplificazione del linguaggio, un altro principio pedagogico importante è il ricorso alle immagini “perché gli analfabeti leggano,guardando sui muri, le cose che non sono in grado di leggere nei libri”. L’uso delle immagini a fini didattici, chiamato anche Bibbia dei poveri, sarà una caratteristica di tutte le chiese del medioevo. Importante anche la fondazione della schola cantorum, che riconosce nel canto un momento importante per unire i credenti nelle funzioni religiose.L’orientamento di Gregorio emerge anche delle scelte personali: infatti, dopo aver pronunciato i voti, trasforma in monasteri i suoi possedimenti a Roma e in Sicilia per diffondere anche tra il popolo la cultura religiosa.
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